Enrico Florentino
16 Dicembre 2019

#064 – Le competenze di leadership che ogni consulente finanziario deve avere – di Enrico Florentino

La leadership uno ce l’ha o la si può apprendere?

Perché nelle business school si parla di leadership, ma non c’è una materia specifica da poter studiare?

Quali potrebbero essere le competenze specifiche di leadership che ogni consulente finanziario dovrebbe avere, per portare avanti con successo il proprio business?

Scopri gli argomenti dell'episodio:
1. INTRODUZIONE – 1.55
2. LEADERSHIP: UN TALENTO MIGLIORABILE ‒ 2.50
3. QUALI SONO LE REGOLE DEL SUCCESSO? ‒ 6.45
4. LE ABITUDINI CHE DEVI OSSERVARE PER ALLENARE LA LEADERSHIP NELLA TUA VITA ‒15.30
5. VISION: IL PRIMO ELEMENTO PER COLTIVARE LA TUA LEADERSHIP ‒ 19
6. ENERGIA: IL SECONDO ELEMENTO PER LA TUA LEADERSHIP ‒ 26.03
7. RITUALI E ROUTINE ‒ 31.50
8. CONCLUSIONI ‒ 40

Ciao e grazie per aver deciso quest’oggi di stare in mia compagnia ascoltando la puntata numero 64 dell’IMPRENDIPROMOTORE PODCAST. Io sono Enrico Florentino e voglio aiutarti a migliorare la tua impresa di consulenza finanziaria.

Prima di cominciare questo episodio, prenditi un momento per iscriverti a questo podcast e, se ti va, lascia una recensione.

 

1. INTRODUZIONE – 1.55

La leadership è una competenza o qualcosa di innato in ciascuno di noi?

È possibile apprenderla, è possibile accrescerla?

Sono tutte domande che mi sono posto in previsione della registrazione di questa puntata dell’Imprendi(promo)tore Podcast.

Sono seriamente convinto che la leadership possa essere appresa, esattamente come una qualsiasi altra competenza. Ovviamente è necessario avere molta dedizione, molta costanza, molta applicazione. Esattamente gli stessi e identici ingredienti richiesti per qualsiasi tipologia di competenza da accrescere e coltivare.

Ma quali competenze, legate alla leadership, potrebbero essere utili al consulente finanziario, per accrescere questa leadership?

Ascolta la puntata del podcast e lo scoprirai.

2. Leadership: un talento migliorabile ‒ 2.50

Si sente sempre più frequentemente parlare di leadership: leadership di sé stessi, leadership con i clienti, con la propria mandante, con tutti i portatori di interessi della propria impresa.

C’è un profluvio di corsi di formazione dedicati al tema della leadership e, probabilmente, il motivo di tutto questo gran parlare della leadership è che probabilmente, effettivamente, nell’imprenditore la leadership deve essere un elemento importante per poter condurre la propria impresa al successo.

Molto spesso, però, si considera la leadership più come un talento che come una vera e propria competenza, che è possibile apprendere, accrescere, facendo in modo di farla diventare una delle tante skill che l’essere umano ha a disposizione.

Facendo l’imprenditore, indubbiamente ho avuto modo di capire che la leadership come, peraltro, qualsiasi altra competenza, può essere coltivata, fatta crescere, alimentata in un processo che definirei virtuoso che può portare sicuramente a grandi benefici, nel momento in cui un imprenditore, in grado di esercitare leadership, è in grado di esercitarla in primis nei confronti di sé stesso. Perché legato alle difficoltà che un imprenditore è in grado di incontrare sulla propria strada, sulla strada che lo può portare alla realizzazione della propria visione e molto spesso, deve fare i conti proprio con sé stesso. Il nemico principale, the enemy inside, direbbero gli inglesi, cioè “il nemico è dentro di te”, fondamentalmente.

Devo dire che lavorare sulla leadership di sé stessi, di fatti aiuta molto, in una sorta di effetto a cascata, a essere una persona di leadership con le altre persone. Per poter fare, però, una crescita adeguata della leadership, io credo che sia necessario entrare in una mentalità che è quella della misurazione, della logica di misurazione.

Del resto, in impresa, c’è sempre stato un vecchio detto: “Tutto ciò che non è misurabile, non è migliorabile e non è implementabile”. In realtà, correggendo parzialmente questo detto, perché effettivamente non tutte e cose sono misurabili, e, per certi versi, non tutte le cose devono essere misurate.

Nel caso specifico delle competenze, ritengo invece che esse vadano misurate, ma, se non c’è una materia specifica nella leadership, possiamo comunque tradurre la leadership in una serie di sotto-competenze (non in senso dispregiativo o come diminutivo di qualcosa che in realtà dovrebbe essere meno importante). In realtà, il fatto di poter suddividere la leadership in una serie di competenze a quel punto permette di cominciare a misurarle e può essere un’ottima occasione per poter cominciare ad accrescere la propria leadership.

3. Quali sono le regole del successo? ‒ 6.45

Quando parlo di leadership, e ne ho parlato anche in altre puntate di Imprendi(promo)tore Podcast, c’è sicuramente un testo di riferimento “The Seven Habits Of Higly Effective People” ‒ le sette regole per avere successo, di Stephen Covey ‒ che è un libro che ogni consulente finanziario dovrebbe aver letto almeno una volta nella vita. È un libro che ragiona moltissimo sul significato della leadership, ma è un libro che ragiona moltissimo ed è legato al tema della causa-effetto, cioè: il fatto che, spesso e volentieri, il vero leader è in grado di potersi assumere le responsabilità anche quando le cose vanno male. Perché intestarsi la responsabilità non solo quando le cose vanno bene vuol dire innanzitutto essere un leader responsabile, ma soprattutto poter porre rimedio, o quantomeno comprendere, in cosa si è sbagliato per apportare le giuste variazioni alle cose che facevamo pima, e magari anche inconsapevolmente, non eravamo in grado di valutare che potessero essere nocive o avere degli effetti negativi nella nostra azione quotidiana.

Fare la differenza nel nostro business vuol dire innanzitutto esercitare leadership e responsabilità. Covey ne parla in maniera molto specifica, ragionando sul tema dell’abilità a rispondere: spesso e volentieri nei corsi di leadership che ho avuto modo di frequentare, o nei libri che ho letto su questo tema, viene spesso fatto riferimento a questa scomposizione della parola responsabilità derivante dall’abilità a rispondere. Ovvero l’abilità di poter esercitare una sorta di libertà che esiste tra lo stimolo che noi riceviamo dall’esterno (perché ogni volta che noi agiamo, di fatto, è perché riceviamo uno stimolo proveniente dall’esterno), ma ogni volta che noi agiamo possiamo esercitare una leadership importante nel decidere che tipo di risposta dare a quello stimolo. Questa è una cosa estremamente importante, specialmente nel fare impresa, perché non sempre le risposte agli stimoli che ci provengono dall’esterno possono essere responsabili, mature o addirittura giuste o corrette.

Porto il tipico esempio: quante volte ci sarà capitato di essere attaccati da un competitor (stimolo esterno) e molto spesso ci capita di re-agire (opporre un’azione di segno contrario, ma probabilmente della stessa magnitudo, della stessa energia) e questo andando poi a innescare una specie di escalation negativa che alla fine, paradossalmente, dà molta più importanza a colui il quale ti ha attaccato, proprio perché restituendoti la pariglia, ti ritrovi a dargli importanza e a parlare di lui al mondo.

In realtà, dovremmo avere la capacità (come dice Covey) di pro-agire, di decidere che tipo di risposta dare a uno stimolo di questo genere. So che molto spesso è difficile riuscire a resistere al desiderio di poter rispondere in un altro modo, ma farlo vuol dire esercitare la leadership. Esercitare la leadership in questo caso vuol dire decidere quali risposte dare e quindi l’abilità a rispondere, la responsabilità, viene espressa al massimo punto della sua profondità.

È un elemento importantissimo perché nel business, io lo avverto tutti i giorni, ma immagino lo avvertirai anche tu ne momento in cui sei di fronte a un cliente e ricevi da lui un due di picche, il fatto di avere la capacità di pro-agire, anziché di reagire, quindi di chiederti sempre: “L’unica risposta che io ho a questa negatività, a questo rifiuto, è la rabbia? È il deprimermi? È il fatto di considerare il cliente un poco di buono o una testa di cavolo?” a questo punto l’idea potrebbe essere anche chiedersi: “Ma io avrei potuto fare qualcos’altro perché questo cliente potesse avere una risposta differente allo stimolo che io gli ho dato?”

Ecco, tutto questo rientra in un concetto molto più ampio di leadership. A ciò Stephen Covey (mi sento di recitarlo nuovamente) ragiona moltissimo sulla logica di “sfera di influenza o di coinvolgimento”. Rappresenta la nostra vita su tre livelli: c’è una sfera di tutte quelle cose che non ci riguardano, che accadono nel mondo, ma che non hanno una influenza diretta sulla nostra vita; poi ci sono tutte quelle cose che ci accadono, che ci riguardano (che è la cosiddetta sfera di coinvolgimento) ed infine, c’è la vera e propria sfera di influenza che è quell’area molto ampia che consente alle persone di poter esercitare un’influenza verso gli altri e, pertanto, di far accadere le cose.

Attenzione perché questa prerogativa di far accadere le cose, è proprio la cifra di ciò che vuol dire esercitare una leadership e su questo tema, credo che il consulente finanziario debba assolutamente esercitarsi, debba cercare di migliorare e di poter lavorare sull’influenzare gli altri: sul far accadere le cose.

Dicevo, all’inizio di questa puntata, però, che la leadership, di per sé, come materia, non viene insegnata, ma effettivamente sarebbe difficile insegnare la materia della leadership. Però, potremmo lavorare sulle competenze della leadership per poterla insegnare come materia. Perché se noi la circoscrivessimo solo alla parola leadership rischieremmo di immaginare che la leadership non possa essere insegnata, ma ci possono essere dei segni che ci dicono che stiamo esercitando della leadership, pur magari non essendo consapevoli o essendolo, nel senso che esercitare la leadership molto spesso è dato dal realizzare molte cose, dal fare determinate cose, e quindi, quest’oggi, nel parlarti di come poter sviluppare la tua leadership e in cosa potremmo migliorarla, ma soprattutto come potremmo misurarla, dobbiamo, per forza di cose, fare riferimento a delle competenze che sono tipiche della leadership, ma che possono anche essere prese da sole.

Rispetto a questa cosa qui, fra poco mi confronterò con te anche raccontandoti le riflessioni e i pensieri che portano a immaginare di sviluppare la tua leadership.

4. Le abitudini che devi osservare per allenare la leadership nella tua vita ‒15.30

La prima domanda che mi sento di porti, poiché è una domanda che mi faccio frequentemente anch’io: “Quali sono le abitudini che hai acquisito in ambito professionale e che ritieni possano essere state determinanti nel farti raggiungere i risultati che hai raggiunto?”

Attenzione perché se non hai raggiunto risultati particolarmente brillanti significa che non hai acquisito delle abitudini sufficientemente efficaci per poter generare risultati più importanti.

Quando io, in attività di consulenza individuale, pongo questa domanda a i miei assistiti, ottengo le risposte più disparate: difficilmente, se siamo in presenza di una persona che ha ottenuto risultati non particolarmente brillanti, c’è questa capacità di individuare quelle che possono essere delle abitudini, anche, non particolarmente efficaci, che hanno portato a sotto-performare. In altri, questa incapacità nel ricercare abitudini poco efficaci nel raggiungere i risultati, li porta, come direbbe Covey, a essere concentrati sull’effetto e non sulla causa. A essere concentrati sul fatto che sono i clienti a essere brutti e cattivi e non vogliono avere a che fare con me, piuttosto che sul fatto di pensare che non è che se per caso io cambiassi alcune modalità, alcuni modi di rivolgermi ai clienti, se magari fossi un po’ più disciplinato, se magari non stessi troppo tempo in ufficio, ma preferissi andar fuori a clienti, non è che per caso questi risultati potrebbero cambiare?

Ecco, questo delle abitudini, è un tema importantissimo ‒ e lo vedremo anche nel prosieguo della puntata ‒ è uno dei temi più determinanti e che portano davvero a ottenere dei risultati al di sopra della media o anche, al contrario, di sotto-performare.

Vedo troppi consulenti finanziari che sono adagiati in una situazione “calda”, intesa come area di comfort, che non si rendono effettivamente conto che rischiano di essere come la famosa rana all’interno della pentola sotto cui viene acceso il fuoco, l’acqua pian pianino comincia a scaldarsi e lei è assolutamente contenta del comfort e del calore dell’acqua in cui è immersa, ma poi alla fine, durante l’ebollizione, rischia di non riuscire più a saltare fuori dalla pentola e di rimanere bollita.

Quante persone, professionalmente, potrebbero dire con certezza a che temperatura è l’acqua in cui sono immerse? Perché ciò che sta arrivando (MI-FI2, tecnologia e tutte le tipiche disruption di un settore in costante evoluzione come quello finanziario) rischierà di mettere a dura prova i consulenti finanziari, se non saranno sufficientemente tonici da poter prendere coraggio e uscire metaforicamente dalla pentola in cui sono immersi, correndo il rischio di rimanere in quella pentola e fare la fine della rana.

5. Vision: il primo elemento per coltivare la tua leadership ‒ 19

Nella riflessione che facevo, nel preparare questa puntata, mi chiedevo, quali potrebbero essere quelle competenze che se tu cominci a sviluppare o se cominci a dotarti di queste competenze, di fatto, come risultante dell’averle sviluppate, c’è poi l’esercizio della leadership.

La prima competenza che ho individuato è sicuramente nel tema della vision.

Se vuoi guidare la tua azienda al successo non puoi prescindere dall’avere una vision. Che cos’è la vision? È una definizione, molto dettagliata, di come sarà e di dove vorrà essere la tua impresa.

Attenzione, perché qui molto spesso mi capita di incontrare consulenti finanziari che non hanno la benché minima idea di quale possa essere la loro vision della loro impresa di consulenza finanziaria. Molti tagliano corto dicendo semplicemente che vorrebbero avere il doppio del portafoglio, ma in realtà, parlare di vision è qualcosa di molto più alto come concetto (mi verrebbe da dire che è quasi un concetto filosofico), ovvero il capire, all’interno di questa vision, che cosa vorrai essere tu come imprenditore, ma anche come persona. Non dimentichiamoci che, nel lavoro imprenditoriale, non possiamo prescindere da una sfera così importante come quella personale.

Quindi individuare quella che è la propria vision, il capire dove sarai (come minimo) tra cinque anni sia dal punto di vista professionale, sia dal punto di vista personale è il primo passaggio fondamentale per cominciare a sviluppare una competenza come quella della leadership.

Quindi, la vision, ragazzi, è importantissima perché o ce l’hai o non ce l’hai. Averla e metterla per iscritto (che è un altro dei temi importanti ed è la forza e la potenza che ha, perché mettere per iscritto i propri obiettivi è fondamentale se vogliamo poi raggiungerli), perché ‒ dopo averli messi per iscritto ‒ oltre a una riflessione che ci farai, il fatto di scrivere ti mette nella condizione di prendere un impegno importante nei confronti di te stesso.

Altra cosa molto importante, nel momento in cui tu avrai messo per iscritto la vision, è verificare l’andamento verso la realizzazione di questa vision con cadenza trimestrale. Proprio per comprendere al meglio se il passo periodale che stai tenendo, le azioni e la direzione che avrai intrapreso, saranno tutte quante corrette. Farlo ogni tre mesi è un’ottima soluzione, perché in dodici settimane (il dodici è un numero magico), siamo in grado, in un trimestre, di poter fare molte cose.

Molti di voi mi chiederanno: “Ma come faccio a stimolare l’immaginazione e arrivare a poter mettere per iscritto la mia vision?”

Il suggerimento che ti do è quello di andare nel mio libro dell’imprendi(promo)tore ‒ il manuale dell’imprenditoria per il consulente finanziario, edizione SVR ‒ dove ne parlo ampiamente al paragrafo 1.5. Perché mettere a punto la propria visione e andare a verificarne la bontà attraverso le reazioni che abbiamo intrapreso è un’ottima occasione per poter avere una direzione verso dove rivolgersi il proprio business. Deve contenere delle risposte a delle domande specifiche, per esempio: chi sarò. Qui è un elemento importante perché nel momento in cui decido chi voglio essere in futuro, dovrò necessariamente mettere mano a tutta una serie di elementi all’interno della mia impresa, che mi consentano di puntare verso quella direzione.

“Chi saremo?” In caso tu avessi cominciato a sviluppare un team e cominciassi ad avere delle persone in staff.

“Che cosa farò?” anche questa è una domanda molto importante, fra cinque anni quando sarò arrivato a essere chi sono e ad avere (nel caso di team) il sapere di chi saremo, è evidente che dobbiamo cominciare a ragionare su cosa faremo, su chi serviremo, principalemente e qui emerge in maniera importante il concetto della nicchia di mercato, di segmento di mercato. Il fatto di ragione sul come saremo/sarò conosciuto sul mercato, e questa è una consa fondamentale e lo dico sempre ‒ il marketing aiuta i clienti a conoscerci, a piacergli e a fidarsi di più e quindi anche qui è importante avere una vision ‒ comprendere come ci piacerebbe essere percepiti dal mercato.

Altra cosa molto importante, è come saremo noi n grado di dare valore al mercato attraverso quali benefici saremo in grado di fornire alle persone che faranno riferimento a noi.

Il fatto di avere o non avere la vision, in questo caso è il primo parametro misurabile legato alla tua leadership nel fare impresa.

Qui abbiamo un primo elemento che ti può consentire, se comincerai, dopo questo podcast, con carta e penna, a mettere a punto la tua vision, comincerai a dare un contributo importante, ad aggiungere un tassello importante al concetto di leadership personale, ma anche di leadership della tua impresa di consulenza finanziaria.

6. Energia: il secondo elemento per la tua leadership ‒ 26.03

Il secondo elemento che mi sento di suggerirti in termini di competenza da poter sviluppare è sicuramente l’elemento energia.

Quando penso all’energia, penso a un’energia di tipo fisico, mentale ed emotivo.

Se tu ci pensi energia fisica, mentale ed emotiva, sono tutte dentro di noi e se fosse possibile, sarebbe opportuno che fossero in equilibrio tra di loro. Proprio perché ognuna di esse ha uno scopo specifico.

Il modo e le maniere con le quali ci prendiamo cura di noi stessi, sono determinanti nel portare la nostra impresa a livelli standard elevati. È indubbio (io lo sto sperimentando ormai da un po’ di mesi) che il fatto di meditare tutte le mattine e fare dell’attività fisica ‒ io sono solito fare dell’attività su materassino a casa ‒ con esercizi che potrebbero essere addominali, flessioni, eccetera, il fatto stesso di poter fare tutte le mattine questa routine, mi sta consentendo di poter ottenere risultati importanti, se non altro perché l’energia che ho a disposizione (sia mentale, sia emotiva, sia fisica) è indubbiamente cresciuta e continua anche a crescere, producendo risultati importanti.

Il famoso allenatore Zeman diceva: “Il risultato è occasionale, la prestazione no”.

Se ci provi a pensare, la prestazione è fortemente legata ai temi dell’energia: avere energia vuol dire trattare il proprio corpo con rispetto. Molto è legato alla dieta che seguiamo, all’attività fisica e sportiva, piuttosto che il riposo (altro elemento importantissimo), così come anche la rigenerazione attraverso attività differenti da quelle lavorative. ‒ lo so, spesso e volentieri ti ritrovi a vivere in una sorta di senso di colpa nel lasciare le attività del lavoro, per andare a fare qualche cosa che magari liquidi brutalmente con la parola cazzeggio, ma che, in realtà, insieme con l’ozio, è un elemento importantissimo per poter ringiovanirsi, per poter ringiovanire la propria testa, per poterle dare energia, per fare in modo che possa realmente, una volta che si rimmergerà in ambito professionale, darti il meglio della propria performance.

Quindi l’equilibrio tra vita personale e vita professionale, l’equilibrio tra attività intellettuale e attività fisica, sono tutti equilibri importantissimi da osservare e da mantenere che possono permetterci di performare come mai avremmo immaginato.

La leadership, tra l’altro, (riferendomi nuovamente alla tipologia di energie) richiede energie mentali per avere la capacità di guidare sé stessi e gli altri se ci trovassimo nella condizione di condividere il loro percorso con uno staff o con un team. L’energia fisica invece è utilissima ed è molto importante per impegnarsi: c’è bisogno di grande energia fisica per poter sviluppare un business che possa avere la B maiuscola. Ed infine c’è una energia emotiva che ci è molto utile per assicurarci che la rotta sia seguita: dietro all’energia emotiva c’è la nostra scala di valori. Nel momento in cui non dovessimo essere affini ai valori di altre persone o nel momento in cui il nostro lavoro, da questo punto di vista, comincia a confliggere con i valori interiori c’è il rischio che il lavoro diventi sempre più pesante fino a portarci al distacco.

Altra cosa molto importante da chiedersi è quale possa essere il tuo livello di energia, perché ci possono essere persone che hanno un livello di energia differente a seconda della tipologia di lavoro, di giornata. Quindi, l’altra domanda da farsi, sicuramente è questa: “Quanto sei disposto a modificare le tue abitudini, uscire dalla tua area di comfort, per cominciare a vivere una vita completamente differente, in termini di energia?”

Anche l’energia è una competenza che può essere coltivata e che più di altre è in grado di poter determinare i risultati.

7. Rituali e routine ‒ 31.50

Ho individuato altre due competenze che, se coltivate e misurate, sono in grado di accrescere realmente la tua leadership e l0azione di benessere che può dare questa leadership.

Una è data dai rituali, le routine: c’è poco da fare, determinano tantissimo dei nostri risultati. Quando mi riferisco a rituali e routine, mi riferiscono alla loro accezione positiva, perché spesso quando pensiamo alla routine pensiamo a qualcosa di noioso, di ormai non più interessante. Dobbiamo avere la capacità di coltivare delle routine positive efficaci sia nella sfera personale, sia in quella professionale.

Un’altra domanda da poterti fare è proprio questa: “Quali sono le routine che ritieni possano essere salutari per la tua persona e invece quali no?” Qui possiamo metterci tanti elementi, il fare o non fare attività fisica, il fatto di osservare una dieta sana, piuttosto che fare una dieta sregolata, il fatto di dormire troppo poco, di non prendersi un adeguato tempo off sono tutti elementi che concorrono, sono tutte abitudini che concorrono a stabilire qual è la tua routine, ma soprattutto se questa è una routine salutare per la tua persona oppure al tuo business.

Mai come i rituali e le routine sono in grado di farci ottenere risultati straordinari, sappilo. Perché? Semplicemente perché sfruttano una regola, che in natura è presente, ed è capace di produrre effetti straordinari. Qual è questa regola straordinaria? Quella dell’interesse composto, ovvero il cosiddetto effetto compound. Quanto più tu decidi, anche faticando, di cominciare a installare ‒ uso volutamente questo verbo, mi venne rivelato da un bravissimo formatore Claudio Belotti, un bel po’ di anni fa quando andai a un corso dove volevo apprendere le tematiche legate alla programmazione neuro linguistica, perché un tempo andava particolarmente di moda e mi ricorderò sempre questo suo utilizzo del verbo installare. Lui diceva, utilizzando una bella metafora, che le abitudini sono come dei solchi sul terreno (come quelli che vengono realizzati dall’aratro) e l’unico modo per poter cambiare quel solco è farne un altro ‒ il fatto di cominciare a cambiare le proprie abitudini è da un lato fatica, perché dobbiamo fare i conti con la nostra area di comfort, dall’altro lato funziona tantissimo perché stiamo lavorando nell’ottica dell’effetto di compound, dell’interesse composto, cioè quell’effetto che ci consente di cambiare abitudini e di fare in modo che queste abitudini possano darci poi risultati molto positivi.

Una buona abitudine da acquisire e praticare giornalmente è quella di chiedersi cosa è successo nelle ultime 24 ore e soprattutto chiediti anche cosa succederà nelle prossime 24 ore. Fai in modo di non lasciare al caso o all’improvvisazione la giornata che verrà, ma nello stesso tempo, chiedendoti e osservando cosa è accaduto nell’ultima giornata. Questa attività ti consentirà anche di evitare i tanti che continuiamo a compiere, ma che, nel momento in cui ci trovassimo ad analizzare le nostre giornate riconosceremmo gli errori che facciamo e a quel punto ci servirà da insegnamento per non commetterne più.

Un’altra cosa molto importante, altra domanda: “Le cose che accadranno quanto contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi che ti sei dato?” Degli obiettivi mensili, se hai deciso di spezzettare obiettivi molto più grandi in obiettivi con un passo periodale più piccolo, chiedendoti che cosa accadrà e quanto contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi mensili le cose che stai facendo e soprattutto quanto incideranno sulla riuscita degli obiettivi trimestrali e poi successivamente della vision a cinque anni.

Altro suggerimento sulle abitudini da acquisire e praticare trimestralmente ‒ qui c’è la necessità di prendere in mano il proprio piano strategico ‒ è chiederci che cosa siamo stati in grado di raggiungere e di non raggiungere in ambiti come il marketing o il branding che sappiamo essere due materie “Cenerentola” per il consulente finanziario.

Altra cosa molto importante: “Nei confronti dei clienti quali sono i rituali e le routine che tu stai svolgendo?” Ti dico questo perché il cliente vuole essere rassicurato e non c’è cosa più importante, nella rassicurazione, di essere costanti nelle modalità con cui offriamo la qualità del servizio, nel come ci relazioniamo è fondamentale se vuoi che la tua leadership possa crescere.

Sempre in ambito rituali e routine, un’ultima suggestione è: “Nei confronti di te stesso, quali sono i rituali e le routine che stai svolgendo? Se hai preso un impegno con te stesso ricordati che devi onorarlo”.

Uno dei problemi che hanno i consulenti finanziari è proprio legato alla mancanza (gli inglesi la chiamano la accountability), l’essere responsabile nei confronti degli impegni che ci siamo presi verso gli altri. E quindi è fondamentale lavorare sulla propria accountability: se hai pianificato che ogni settimana devi dedicare due ore alla formazione, questo rituale, sanissimo, devi rispettarlo difendendo con le unghie e con i denti questo spazio.

Come ti dicevo all’inizio di questa puntata, il vero nemico di noi stessi siamo sempre noi, perché difendere questi spazi in cui cerchiamo di fare delle cose che, come direbbe Covey facendo riferimento alla matrice di Eisenhower, sono da quadrante importante e non urgente (ovvero le cose strategiche), avere la sensazione di perdere del tempo nei confronti di queste attività che sono ad altissimo contenuto ‒ perché se io leggo un libro e questo libro mi fa venire in mente una strategia efficace e io la metto in atto… se poi i risultati arrivano con il famoso effetto con interesse composto avrà rivelato al massimo la sua potenza ‒ quindi anche qui è importante pianificare le proprie routine, i propri momenti in modo tale da potersi prendere del tempo che è necessario per far sì che i risultati arrivino e che siano dovuti a un cambio di abitudini.

Ultima, ma non ultima suggestione di cui ho fatto cenno peraltro prima, parlando di routine, è il tema del senso di responsabilità e dell’accountability.

8. Conclusioni ‒ 40

Il lavoro che fai non è un lavoro è una responsabilità, e chi fa il leader e chi esercita della leadership, il più delle volte si trova ad avere a che fare con le avversità. Non è un mondo semplice, quello del fare impresa, fare l’imprenditore vuol dire essere a capo di un’impresa e non è un caso che si chiami “Impresa”. Lo dico sempre: “Se fosse facile sarebbe una facile, non sarebbe un’impresa”.

Anche perché se tu volessi avere un business con 0 avversità vuol dire che non stai assolutamente avendo un business. Questa non è una cosa da sottovalutare perché p insito nel fare impresa il fatto di incontrare delle difficoltà. Ma è proprio grazie alle difficoltà e al superamento di queste che andiamo a rafforzarci e ad esercitare quella leadership di cui ho parlato in lungo e in largo in questo podcast.

Spero che questa puntata dell’Imprendi(promo)tore Podcast ti abbia aiutato a sviluppare le tue competenze di leadership: affrontare il futuro ora è indubbio che richiede la capacità di affrontare le avversità e le opportunità, perché, ricordiamoci che sono le facce della stessa medaglia.

Se penso alla leadership trovo irrinunciabile pensare alla disciplina e all’esempio: due caratteristiche proprie di tutti i leader della storia. Coltivando entrambe è veramente difficile pensare di non poter ottenere risultati al di sopra del normale. Soprattutto grazie a quell’effetto compound, di interesse composto, di cui ho parlato prima che più di ogni altra cosa nell’essere umano è in grado di produrre effetti straordinari.

Nel ringraziarti ancora per avermi ascoltato fin qui, ti invito, se la puntata ti è piaciuta a lasciarmi una recensione su Apple Podcast. Se non sai come fare vai su:

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e troverai tutte le istruzioni per lasciarmi una recensione direttamente su Apple Podcast, la più importante piattaforma dedicata ai podcast.

Sarà per me un piacere poterla leggere e ringraziarti all’interno della puntata dell’Imprendi(promo)tore Podcast.

Inoltre voglio ricordarti che l’Imprendi(promo)tore Podcast lo puoi anche ascoltare su Spotify: basta cercare l’Imprendi(promo)tore.

Fammi sapere che cosa ne pensi lasciando un commento direttamente su questa pagina, oppure, inviandomi direttamente un vocale su Telegram all’indirizzo @enricoflorentino.

Io sono Enrico Florentino e voglio aiutarti a migliorare la tua impresa di consulenza finanziaria.

Alla prossima puntata,

Enrico Florentino

 

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One thought on “#064 – Le competenze di leadership che ogni consulente finanziario deve avere – di Enrico Florentino

  1. Grande Enrico, bellissimo questo podcas. L’ho ascoltato mentre facevo tapis roulant e mi sono galvanizzata. Pensavo solo di “faticare” e invece stavo “allenando” la mia,leadership!

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