Enrico Florentino
28 Aprile 2021

Perché il consulente finanziario non è un lavoro per giovani

L’età media del consulente finanziario? 51 anni.
Diventa sempre più necessario un ricambio generazionale… ma sappiamo davvero rendere appetibile la professione per i giovani?

Medico, ingegnere, manager, docente.

Queste erano le professioni più ambite dai giovani l’anno scorso.

E il consulente finanziario? Probabilmente non sanno neanche cosa sia.

Questa è una professione che:

  • Non viene raccontata;
  • Quando se ne parla, lo si fa male;
  • Quando se ne parla bene, lo si fa pensando di parlare ancora alla nostra generazione.

Non mi credi? Prova a chiedere a tuo/a figlio/a o a tuo/a nipote se ai suoi occhi sei più figo tu o la madre avvocata di quell’amico che fa a pezzi ogni suo avversario.

Probabilmente ogni giorno salvi le finanze personali dei tuoi clienti, e alcuni di loro ti ritengono una figura essenziale delle loro vite, ma le persone sotto ai 25 anni o non sanno che cosa fai per vivere oppure ti immaginano come un vecchio noioso che fa i conti alla scrivania.

Ti sembra un po’ estremo?

Eppure, se l’età media del consulente finanziario è 51 anni, ci sarà un perché.

E il perché è semplice: non è un lavoro per giovani.

Non nel modo in cui lo facciamo oggi, almeno.

 

Come fare il consulente finanziario? 

Immagina di essere un ventenne, che viene in contatto con queste due magiche parole: “consulente finanziario”.

Non sa ancora se può essere la professione adatta a lui, c’è capitato quasi per sbaglio.

Come tutti i ragazzi di oggi, la prima cosa che farà sarà cercare due cose su Google:

  • Chi è il consulente finanziario;
  • Come fare il consulente finanziario.

Da una parte, il tentativo di sapere di più di una professione che non aveva mai sentito fino a prima, dall’altra cercare di capire quale sarebbe il percorso adatto per, eventualmente, prendere questa strada.

Di fronte a sé avrebbe una marea di risultati che, in soldoni, non farebbero altro che parlare di:

  • Laurea in economia;
  • Master in finanza;
  • Prova valutativa per l’iscrizione all’Albo.

Poi, il nulla assoluto.

Anche rispetto alle attività medie del consulente finanziario, non c’è altro che un elenco di parole e tecnicismi che vogliono dire tutto e niente, che non danno veramente l’idea di tutto il lavoro che c’è dietro.

Soprattutto, non danno l’idea delle persone che ci sono dietro.

Ecco perché, probabilmente, dopo aver scartabellato i primi risultati del motore di ricerca, il nostro ventenne chiuderebbe il computer e si metterebbe a cercare altro, poco convinto che quella strada possa essere in qualche modo il suo futuro.

Ma perché?

Ho individuato quattro grandi problemi che rendono il consulente finanziario un lavoro NON per giovani.

Ne ho parlato anche lunedì nel mio podcast, che puoi riascoltare qui:

 

I 4 motivi che rendono il consulente finanziario un lavoro per… non giovani!

Ci sono quattro motivi che rendono poco sexy il lavoro dei consulenti finanziari agli occhi dei più giovani.

  1. Non vende un sogno.

Oggi, la professione del consulente finanziario non vende sogni.

Per i giovani è importante avere una speranza, un obiettivo, un sogno a cui aggrapparsi quando si comincia a lavorare.

Specialmente nel clima attuale, dove i progetti per il futuro sembrano essere un atto di ribellione, sognare è importante.

Ma pensaci: finché l’immagine legata al consulente finanziario è quella della banca, quali tipo di sogni si possono vendere?

Questa professione, oggi, è grigia.

 

  1. Non si sa qual è il suo scopo.

Sappiamo benissimo fare un elenco tecnico dei compiti di un consulente finanziario, ma sappiamo veramente trasmettere il suo scopo?

Sappiamo comunicare l’importanza e la centralità di una figura così per una persona, una famiglia, un’impresa?

Semplice: no.

Non abbiamo imparato a comunicare qual è lo scopo del consulente finanziario, e per questo non sembra altro che un mero venditore di prodotti. Un canale di distribuzione delle società mandanti.

Insomma: il consulente finanziario sembra un burattino e un promotore, invece di essere una figura essenziale nella vita delle persone.

Questo è dovuto anche alla mancanza di personal brand, che appiattisce chiunque ricopra la professione, e non mostra invece l’imprenditorialità di una figura come questa.

 

  1. Si affida la formazione all’università.

Sia chiaro: l’università è importantissima e dà nozioni senza le quali probabilmente questa professione non esisterebbe.

Tuttavia, pensare di affidare la formazione totalmente al percorso accademico è un errore gravissimo.

L’università non ti insegna:

  • Strategie di marketing;
  • Gestione del cliente;
  • Organizzazione delle risorse;
  • Tecniche di vendita…

Insomma: tutte quelle capacità imprenditoriali che rendono il consulente finanziario una persona di grande appeal non vengono insegnate all’università.

Il ventenne di oggi non sa che la professione è pari a quella di un imprenditore.

Le attitudini imprenditoriali lo possono attrarre. Le abilità tecniche e prive di scopo, no.

 

  1. È… noioso!

Non c’è altro modo di dirlo: il lavoro del consulente finanziario è presentato in maniera a dir poco noiosa.

Un giovane vuole entusiasmo, aria di cambiamento, qualcosa di vivo!

Ma dalle iniziative della categoria alla comunicazione che si vede in giro, posso proprio dire che ne viene fuori una professione che non sa stare al passo con i tempi.

I ragazzi sono abituati alla creatività dell’interazione sui social, all’impatto, alla velocità e alla dinamicità.

Tutte cose distanti anni luce dall’immagine che oggi il consulente finanziario dà di sé.

 

6 proposte per rilanciare la professione e renderla sexy agli occhi dei giovani 

Sono convinto che non sia mai troppo tardi per cambiare le cose.

Negli anni trascorsi accanto ai consulenti finanziari ci ho pensato molto, e voglio condividere con te 6 proposte che secondo me potrebbero fare davvero la differenza per i giovani.

  1. Apertura al mandato alle persone giuridiche, dando così l’idea ai giovani di diventare dei senior partner un giorno;
  2. Scelta della ridistribuzione del portafoglio, che darebbe la possibilità di assegnare il proprio portafoglio ai più giovani;
  3. Sviluppare un think tank di giovani, ma giovani davvero, di 25 anni! Un’iniziativa che voglio abbracciare io stesso;
  4. Cambiare totalmente lo storytelling, attraverso il finanziamento di una serie tv con protagonista un consulente finanziario;
  5. Preparare un videogame finanziario, sfruttando la tendenza del business game;
  6. Non usare solo misurazioni di raccolta, ma anche ideare soluzioni di gamification.

Se vuoi conoscere meglio le mie proposte per dare finalmente il via a questo necessario ricambio generazionale, ascolta l’ultima puntata del mio podcast!

La trovi qui:

 

E tu, che ne pensi? Quali sono le tue idee?

Come svecchiare questa professione e prepararla al futuro?

 

Un abbraccio,

 

Enrico

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